LOUIS FERDINAND CELINE IN FOTO un libro a cura di ANDREA LOMBARDI, dall'infanzia di Céline alla prima guerra mondiale. Intervista al curatore del libro Andrea Lombardi



Louis Ferdinand Céline in foto, un libro fatto di saggi e interviste inedite in Italia, e niente di meno che una raccolta di fotografie più o meno conosciute e sconosciute, dello stesso Céline. Come mai la scelta di affrontare in maniera piuttosto personale (nel senso di ideazione e realizzazione) un lavoro su di un autore così importante? Cosa ha rappresentato per te Céline, e cosa ti ha suggerito?

Non essendo né un critico letterario né un esperto di letteratura francese, fare un libro di foto era la mia unica chance di pubblicare qualcosa su Céline! Scherzi a parte (o quasi), l’idea del libro è nata dal Céline Blog , da me creato qualche anno fa. Lo stesso blog era nato soltanto come un piccolo spazio personale, tanto per provare la piattaforma blogger… sennonché, senza saperlo, avevo invece riempito un grosso vuoto nell’etere informatico: in effetti non vi era alcun sito specifico in italiano dedicato a Céline, e in breve tempo mi sono trovato circondato da un numero crescente di céliniani italiani che visitavano e sostenevano il sito; ormai sono degli amici veri e propri, e ho avuto anche la fortuna di conoscerne di persona diversi. Così, anche grazie a un céliniano “professionista”, Gilberto Tura, ho sentito la necessità di fare qualcosa che non fosse solo il “copia-incolla” di una biobibliografia di Céline, ma di dare ai “miei” amici e appassionati di Céline qualcosa di diverso, ricordando questo “gigante spezzato” traducendo alcune sue interviste e ricordi di chi lo aveva conosciuto, dalla moglie Lucette Alamnsor, allo scrittore Michel Aymè, dall’ex Ministro di Vichy Abel Bonnard , all’attrice Arletty, al grande scultore Arno Breker, Gen Paul, Rebatet… in massima parte materiale inedito in Italia, prima postato sul blog e quindi pubblicato nel libro “Louis-Ferdinand Céline in foto”, con altri scritti, saggi critico letterari, e una rassegna fotografica comprendente l’infanzia di Céline, la prima guerra mondiale, gli anni del successo del Viaggio al termine della notte e Morte a credito, l’Occupazione, l’esilio in Danimarca e il termine della notte a Meudon…
Céline per me rappresenterà sempre l’emozione di leggere il Viaggio da adolescente, uno dei pochi libri che letti al momento giusto ti cambiano la tua visione della vita.

Per le traduzioni delle varie interviste di Céline e su Céline che non erano mai state pubblicate in Italia; su che criterio ti sei appoggiato per poter fare un buon lavoro, sicuramente di non facile realizzazione?

Il paradosso è che ho studiato francese solo alle medie, mentre traduco molto di più, anche professionalmente – traduco testi di storia militare ? dall’inglese!
Però per tradurre Céline, devi innanzitutto sentire la sua “petite musique”… anche nella sua lettera più breve, Céline è là; una volta che hai capito la sua “musica”, leggendolo e rileggendolo per anni, il più è fatto.

Ricordiamo che qualche tempo fa, curasti un Pamphlet di inferocite lettere di Céline "al già diventato succubo Sartre" come lui stesso dice...

Questa è stata la mia prima possibilità di cimentarmi, nel mio piccolissimo, con Céline… dell’Agitato in provetta c’era stata già una prima traduzione italiana, (poi ristampata), di difficile reperibilità… la brevità del pamphlet mi aveva incoraggiato a tentare: facemmo un piccolo libretto, con il testo francese e la traduzione a fronte; ricordo le mie risate man mano che traducevo i sempre più pirotecnici insulti di Céline a Sartre, anzi, Tartre!

Céline, discusso, idealizzato, amato, odiato, cosa si sbaglia ancora oggi nell'idea di Céline?

Guarda, in teoria per non sbagliarsi basterebbe leggerlo e basta. Ultimamente, con quella mancanza di equilibrio tipicamente italiana, dopo che negli ultimi anni, in Italia, si era tornati alla demonizzazione di Céline o al massimo agli ipocriti distinguo, in alcuni recenti saggi si è passati a incensarlo a priori, condonando i lati negativi di Céline, reali o presunti, in nome di un trasporto emotivo, e questo è comprensibile, o di un interesse a portarlo, una volta emendati i suoi difetti, nella propria parte politica; in un caso recente, tanto per cambiare rispetto all’incasellamento di Céline nel milieu della destra radicale, Céline è stato arruolato d’ufficio nel pantheon degli autori comunisti… sulla base attendibilissima di una frase e mezza di Céline, peraltro scritta nel contesto vorticosamente polemico dei pamphlet, ed espunta dall’intero corpo di opere e lettere dello scrittore francese, il quale, peraltro, aveva lucidamente sgomberato il campo da ogni possibile dubbio nel suo discorso di Medan; cito dal “Louis-Ferdinand Céline in foto”:

[…] durante le celebrazioni dell’anniversario della morte di Emile Zola, Céline, il primo ottobre 1934, nel suo discorso di Medan, rifiuta sia la società capitalista sia quella marxista, sconcertando la sinistra francese, che aveva tentato di portare nel suo alveo lo scrittore. Céline, infatti, dichiarò: Noi siamo giunti alla fine di venti secoli di civilizzazione e, comunque, nessun regime potrebbe resistere a due mesi di verità. Io voglio dire che vedo la società marxista uguale alla nostra borghese ed a quelle fasciste.

Cosa distingue il Céline uomo dal Céline autore se è possibile fare distinzione?

No, non credo si possano fare distinzioni tra il Céline uomo e Céline autore, mentre, ed è lui stesso ad averlo sempre stigmatizzato, il grande errore che si può fare è confondere Bardamu con Céline; molti equivoci sono nati – e parlo della critica, anche grande ? considerando il Voyage come un’autobiografia di Céline.

Qual'è il grande insegnamento di Céline? E quanto c'entra o non c'entra con l'identità nazional-politica?

Il grande insegnamento di Céline è, a mio avviso, quello che si debba continuare a vedere nell’uomo un briciolo di umanità anche quando ci siamo resi già da tempo conto che l’umanità, di umanità ne ha ben poca.
Quindi direi che la politica non c’entra proprio; c’entra l’uomo.

Si continuerà sempre a parlare di Céline e l'antisemitismo? In Bagatelle per un massacro, e La scuola dei cadaveri, attribuisce la rovina della Francia agli ebrei, ma lui stesso dichiara che il solo vero crimine che ha commesso è stato di credere nella salvaguardia della propria nazione, e in ideali sbagliati, ma tutto inizia e finisce nel credere in un ideale, non nel compierne azioni criminose in maniera attiva...

Dovrebbe esser così chiaro che per scannarsi le nazioni e gli eserciti non aspettano certo le tre righe scritte da uno scrittore o dall’altro!
Céline ha avuto il torto imperdonabile di essere un uomo libero, perciò, come scrisse Dominique de Roux, doveva essere distrutto, è stato distrutto, dai suoi “confratelli letterari”. Se si fa parte di una combriccola, di destra, sinistra, bianca rossa o nera tutto si perdona o giustifica; il voler essere liberi, il non cercare appoggi nelle consorterie, mette paura, invidia e gelosia. L’”antisemitismo”, il presunto –anzi inesistente - collaborazionismo di Céline lo hanno reso vulnerabile ai piccoli uomini invidiosi del suo stile, come Sartre.

Perché Bagatelle per un massacro continua ad essere il suo libro più conosciuto, più esemplare, in cui sembra si identifica maggiormente la figura di Céline...

Il libro più conosciuto rimane il Viaggio; poi va da sé che se tu guardi le stringhe su Google è Bagattelle, ma solo perché, essendo difficilmente reperibile, c’è più gente che lo cerca nelle pieghe spaziotemporali del web! E spesso, chi vuole vedere Céline solo in Bagattelle, è chi lo vuole incasellare tra i suoi buoni o i suoi cattivi, a seconda della propria bandiera.

Cèline, al contrario di ciò che si pensa trasuda una grande umanità, un grandissimo cuore, soprattutto dalle sue interviste si capisce la differenza tra un uomo e un grande uomo... i timori umani, la tenerezza, ma anche lo schifo e la miseria che può provare per il corpo, per l'invecchiare, per la condizione umana ...ma non solo qui, in Morte a credito dice esplicitamente « Eccoci qui, ancora soli. C'è un'inerzia in tutto questo, una pesantezza, una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita una buona volta. Gente n'è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto gran che. Se ne sono andati. Si sono fatti vecchi, miserabili e torbidi, ciascuno in un suo cantuccio di mondo. » quindi anche molta pietà sulla condizione umana unita al disgusto, condizione che solo persone dotate di una feroce sensibilità possono scorgere.

Infatti non a caso Céline mette sempre, tra l’umanità disperante che popola la società abbietta e calcolatrice di tante sue opere, una o due perle: le Molly o gli Alcide che danno tutto senza chiedere nulla, e appaiono così normali mentre lo fanno.

Non tutti quelli che, come me leggono Céline son antisemiti, così non sempre chi legge Proust è omosessuale... questa è una dichiarazione, di Nicolas Sarkozy, Oggi Céline si legge di più per conoscere la storia, o per goderne la scrittura, o per condividere su degli ideali che forse oggi lui stesso sghignazzerebbe, ma che friggono nei cervelli di parecchia gente... o...?

Povero Sarkò! Temo che Céline non avrebbe una gran stima di lui, comunque bella frase.
Se penso alla media dei miei amici céliniani, lo si legge per lo stile; anche perché “lo stile, è tutto!”
Il Viaggio, lo leggi per vedere poi la realtà con altri occhi, se lo leggi presto. Céline all’inizio scriveva infatti per i giovani; quando si diventa uomini ormai al 99% si è incurabili.

A tuo parere, un traduttore che ha saputo tenere testa lo scrivere, il sentire di Céline?

Pontiggia nel Bagattelle. Bravissimo. Poi Ferrero, Celati... la traduzione peggiore sembra sia quella di Caproni di Morte a credito. Sulle traduzioni, almeno per i nostri scrittori più amati, trovo che sia utile leggere uno o due libri in lingua originale: le opere tradotte –sarà lapalissiano- sono scritte da un altro, traduzione riuscita o meno… anzi, magari il rischio è che più è riuscita più è un’altra opera! Fuori di paradosso, questo è un problema quando a tradurre è uno scrittore e non un traduttore professionista; lo scrittore talvolta piega la traduzione secondo la sua sensibilità. Certe volte è un bene; spesso è male.

Il tuo nuovo libro ci offre qualcosa che prima non c'era...almeno in Italia... Ci sono anche interventi (italiani) inopportuni di qualcuno che sembra non aver proprio colto lo spirito di Céline...

Grandiosi, Piperno e Moresco… visto il mio interesse professionale per la storia, nel “Louis-Ferdinand Céline in foto” volevo usare lo stesso metodo d’approccio che uso nei libri di storia da me scritti o curati: ossia emico, e non etico. Chi tratta di storia non dovrebbe tentare di cavare dagli avvenimenti storici insegnamenti morali (diffidate da chi pensa di insegnare la “Storia” con la “S” maiuscola…), ma dovrebbe solo presentare i fatti; un minimo di interpretazione ci sarà sempre, è inevitabile, ma per quanto possibile si deve dare precedenza ai fatti e ai documenti, non partire dal presupposto che i documenti dovranno provare la mia tesi! Lo stesso ho fatto con Céline; presentando la sua vita, le sue opere, le sue interviste, le fotografie sue e dei personaggi del suo tempo… la mia opinione su Céline, artista e uomo, è solo una filigrana leggera che tiene unite queste parti, come il filo di un aquilone. L’unica parte del libro dove ho accantonato questa linea guida è stato commentando quei due articoli di Piperno e Moresco, così superficiale l’uno, e così artefatto l’altro. Non è questione di pensarla diversamente: è che parlavano di una persona, e di un’opera, conoscendo poco o punto dell’una e dell’altra.

Cosa pensi che direbbe oggi Céline, se potesse guardare il mondo?

Se Céline commentava l’uomo del 1930, già tutto diritti e nessun dovere, come “l’impraticabile buco di culo che si crede Giove allo specchio” e che i proletari vogliono non la riscossa sociale ma poter giocare ai “whiskymilionari” figurati il Grande Fratello del 2010… ti rispondo con le parole di Aymè, uno dei migliori amici di Céline:
“le sue più grandi collere, le ho viste scatenarsi contro tutto ciò che riteneva conducente all’abbruttirsi dell’uomo, all’abbandono di se stesso: l’alcol, gli stupefacenti, l’abbuffarsi di cibo scadente, la sessualità sfrenata, il lusso, la miseria, le false barriere, la religione (ai suoi occhi, sembrava che i peccati contro la Chiesa, avvallassero i peccati contro l’uomo), le ipocrisie sociali e mondane che, sotto una copertura d’onestà, favorivano lo scatenarsi delle cattive intenzioni. No, non era la nausea che invadeva Céline allo spettacolo di una società accanita a distruggersi in ciascuno dei suoi individui. Era un odio robusto, potente l’odio di un nemico contro il quale non si sentiva totalmente disarmato per nulla, lui che aveva avuto la volontà di disciplinarsi e che pensava di fare un’opera meritoria nello spingere il naso di chiunque nella sua propria lordura.

…e ti ringrazio per la chiacchierata, salutando gli amici céliniani in giro per il web!

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Il libro è reperibile su Hoepli.it

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Effepi Edizioni

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