Franz Krauspenhaar: intervista



Franz Krauspenhaar, scrittore milanese di origine tedesca, è nato nel Novembre 1960. Ha pubblicato I romanzi Avanzi di balera (Addictions Libri, 2000), Le cose come stanno (Baldini & Castoldi, 2003), Cattivo sangue (Baldini Castoldi Dalai, 2005). Ha fatto parte dell’ antologia Best Off 2006, curata da Giulio Mozzi (Minimum Fax, 2006). E’ autore della raccolta di poesie Champagne (Feaci Edizioni, 2006 - www.feaciedizioni.it). E’ tra I redattori di Nazione Indiana e di La poesia e lo spirito. Suoi racconti, articoli, recensioni e poesie sono presenti in vari siti letterari tra cui Nazione Indiana, Vibrisse, La poesia e lo spirito e la sua webzine Markelo Uffenwanken, ora chiusa. Collabora con le testate Stilos e Letture scrivendo di critica letteraria.




Qual'è stato il tuo primo contatto con la scrittura? Cosa ti ha spinto a scrivere e cosa ti fa continuare in questa direzione?

Scrivevo a 8 anni, raccontini. Non ne ricordo nulla. Poi, più avanti nell'età, facevo le novelization di alcuni telefilm che vedevo. Di solito in quei telefilm si sparava e I protagonisti si chiamavano Bill o Johnny. A scrivere mi ha sempre l’ansia il piacere e la grandissima necessità di esprimermi, di comunicare.

E' cambiato nel tempo il tuo modo di percepire la scrittura?

Certo. Prima, quando ero ragazzo, era un piacere e basta. Ora è diventato un piacere a volte doloroso. E' diventata una cosa seria.

Tu hai alle spalle varie pubblicazioni: "Avanzi di Balera", "Le cose come stanno", e "Cattivo sangue". Qual è il libro al quale sei più affezionato e quello che ritieni ti Sia riuscito meglio?

"Le cose come stanno". E' il libro più riuscito, senz'altro.

Perché? Cos'ha in più rispetto gli altri....

E' riuscito meglio degli altri; basta dire questo e abbiamo detto tutto.

E del tuo ultimo libro cosa mi dici, come mai questo passaggio al noir...

Il noir mi è sempre piaciuto. Volevo cimentarmi, a modo mio, con il genere

E il tuo lavoro di traduttore quanto "ti ha formato"? Voglio dire, nel tradurre bisogna conoscere bene sia la grammatica e spesso ci si rende anche meglio conto della struttura narrativa

Poco o nulla. Ho tradotto poca letteratura. Più che altro ho tradotto - e traduco - testi tecnici.

Ci sono degli autori verso I quali ti senti debitore?

Tantissimi. Specialmente quando sei molto giovane e assorbi tutto come una spugna.

Che collegamento esiste tra lo scrivere e la musica?. Chi sono i musicisti che apprezzi corrispondenti al tipo di letteratura che segui?

La scrittura è musica, in un certo senso. Ma separo le due arti. Per dirti: per ascoltare musica ho bisogno di concentrazione, non riesco a gustare un pezzo musicale se sto facendo qualcos'altro. E quando scrivo,viceversa, ho bisogno del silenzio.

Alcuni scrittori dicono che fare il lavoro dello scrittore porta a fare una vita malsana. Tu dici che è Vero?

Forse lo dicono proprio quegli scrittori che fanno una vita malsana. O quelli che vorrebbero farla. Comunque sì, in generale la vita dello scrittore è malsana. Ogni tanto è bene staccare, o lavorare con altre cose che non siano fatte di parole. Ma è difficile conciliare. La letteratura ti ingoia, come il jazz. I jazzisti sì che facevano (ora meno, in genere) una vita malsana. Io vedo in giro tanti impiegati, comunque. Magari lo sono anch'io, non so. Gli artisti maledetti sono affascinanti, ma quelli di oggi fanno un po’ ridere. Sembrano caricature. Chissà, forse molti di loro lo sono.

Spesso dagli editori mi è stato rinfacciato che un buon libro deve aver una trama, o qualcosa che si avvicini ad un'idea di questa, tu cosa ne pensi?

Penso che, per vendere, la trama sia quasi necessaria. Ma avere una trama non coincide necessariamente con l'avere per le mani un testo letterario. Gli editori, giustamente - se guardiamo il loro punto di vista, e anche il nostro - vogliono vendere. Ma bisognerebbe anche andare oltre le solite"trame", impegnarsi di più nella ricerca. E' un discorso complesso, che molta gente più attrezzata di me su queste questioni fa da tempo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

La conoscenza di altre opere e altri autori quanto è importante secondo te per diventare un buon autore?

E' fondamentale. Altra cosa è imparare a scrivere. Non s'impara.

Cosa ne pensi della sperimentazione linguistica?

Ne penso tutto il bene possibile. E' sempre più difficile, sperimentare. Il 900 ha dato molto, in questo senso. Ma oggi, con le nuove tecnologie (che tra non molto non saranno più così nuove) si possono fare degli esperimenti. Cut up tramite computer, per esempio. Io faccio esperimenti continuamente, senza pretendere di avviare nuovi percorsi. Sono uno scrittore che cerca di cambiare. Forse troppo. Ma sono fatto così.

E della poesia? C'è più gente che scrive poesia rispetto chi legge poesia. Molti pensano che basti andare a capo per fare una poesia…

La poesia la pratico anch'io. Da narratore. Sono un narratore che scrive poesia; spesso, ma non sempre, con la mentalità di chi scrive in prosa. Ne scrivo da sempre. Solo da poco ho cominciato a pubblicarne alcune, sul web, che è diventato un conglomerato editoriale per la poesia. Quello che non riescono spesso a fare, purtroppo, gli editori cartacei, lo fanno gli e-book esistenti sul web. I lettori forti di poesia credo siano poeti. Poi tutti possono essere poeti, tutti possono essere artisti. A parole...

Domandina di parte, secondo te, c'è un modo di vedere la scrittura al femminile? E’ vero se una donna scrive c'è qualche preclusione oppure no?

E' una domandina di parte mica da ridere, la tua... Beh, guarda, io non credo nella scrittura al fenminile, o femminile. Nel senso che già parlando di"femminile" implicitamente crei il ghetto e lì ci vanno a finire le donne. E la cosa simpatica (dico simpatica con ironia) è che sono proprio le donne, anzi certe donne, a portare avanti questo vessillo. Ad autoghettizzarsi. Secondo me, ma posso sbagliare, esiste la poesia, la letteratura. E basta. Se leggo la Woolf , cito la prima che mi viene in mente, posso certamente pensare alla sua biografia, al suo essere stata una donna in un certo periodo storico e in un certo contesto sociale, questo è bene saperlo, tenerlo a mente; ma poi ci immergiamo nella lettura dei suoi libri, e allora accade il solito miracolo creato dalla letteratura di qualità. Che il santo che ha fatto il miracolo sia una santa a me non interessa. Viva le donne sempre.

Sì, questo a parole, ma nella realtà spesso mi sento dire che “le donne scrivono per le donne” o appunto si pigliano autrici così in alto che sono fuori da un confronto; appunto, la Woolf.. ..i saggi forse forse sono sullo stesso piano, ma di fronte ad un'autrice di narrativa un lettore uomo è più indeciso. A me pare questo, ed io per prima mi rendo conto di aver assimilato dei pregiudizi...

Sarà senz'altro così; a me, ripeto, il sesso ( solo in questo caso) non interessa.

Siamo d'accordo sul dire che Tondelli in Italia è sopravvalutato, (difatti se si legge a voce alta non può non scappare da ridere :-D) tu che dici? Per te chi è invece è sottovalutato?

Tanti. Tutti quelli che non hanno la possibilità di emergere. Per varie ragioni. Anche se non credo ai geni incompresi. Non oggi. Ma posso sbagliare, sia chiaro. Le mie sono impressioni date da una certa esperienza di, come si dice, operatore del settore.. Ma tutti sbagliamo, e dico per fortuna.

E Thomas Bernhard, non credi che in Italia sia ancora da scoprire? Che ha avuto un periodo "di moda" negli anni '80 e poi pure "Gehen" quello che lui riteneva il suo lavoro migliore in Italia ancora non è ancora stato tradotto. Qualcuno ha azzardato a dire che è un autore ripetitivo e tutto sommato ininfluente.

No, non credo che sia da scoprire. Adelphi ha fatto un gran lavoro in tutti i sensi. Sul perché Gehen non sia stato ancora tradotto non ne so niente. Autore ripetitivo? Talvolta sì. E alcuni suoi libri sono proprio “maniera di Bernhard”.. Ma un conto è ripetere una canzoncina scema, un conto è ripetere la sua prosa meravigliosa. La ripetizione, peraltro, sta alla base della letteratura bernhardiana. Tutta la sua opera è una instancabile ripetizione con grandissime variazioni. E' una fuga senza fine né inizio. Ma sto dicendo cose abbastanza risapute.

Cos'è dal tuo punto di vista che contraddistingue la "letteratura dalla non letteratura". E se può esistere questa distinzione, quali sarebbero dei criteri perché un libro possa rientrare in questo perimetro?

La non letteratura è quella che viene confezionata allo stesso modo della letteratura. Ma il contenuto cambia. Beh, a volte anche l'involucro: basta vedere certe copertine!

Oggi ha senso parlare di letteratura?

Ma certo che ha senso. Deve avere senso. E deve averlo sempre.

Con il gran numero di libri e conseguente ricambio di questi, un lettore come può essere veramente “libero di scegliere”...

C'è una libertà di scelta teorica. In pratica è impossibile districarsi. I libri sono troppi.

Un libro, oggi, o va bene entro al massimo i primi tre mesi o è al macero, praticamente. Questo è paradossalmente quasi un problema legato di più alle grandi case editrici, i soliti nomi girano e girano bene, gli altri son destinati, sembra, a rimanere in una nicchia, ma presto introvabili

Già. E' la pescheria-letteratura. Dopo 3 mesi il pesce-libro puzza. Rispetto ai pesci veri ha più di allure, senz'altro.

Cosa ne pensi di chi dice "io scrivo, e lo faccio per me stesso", poi però allo stesso tempo cerca di Pubblicare?

Che non c'è niente di male. Anzi. Io credo che si scriva soprattutto per se stessi. Anche se si è in animo di pubblicare, o si pubblica già.

Qualcosa che hai fatto e non rifaresti, e qualcosa che non hai fatto e invece faresti.

Lasciare l'università. Anzi, mi ci sono solo iscritto. A giurisprudenza. Non per altro: avrei cincischiato per qualche anno, se non avessi voluto impegnarmi. E se mi fossi impegnato, avrei imparato un sacco di cose spesso utili. Cosa farei? Un bel viaggio.

C'è un consiglio che ti andrebbe di dare agli esordienti scrittori?

Di non avere paura. Di avere fede nei propri mezzi. Di avere pazienza. Comunque gli esordienti non sono tutti uguali. La mia risposta è data a chi alla letteratura ci crede davvero.

C'è un consiglio che ti andrebbe di dare agli esordienti scrittori?

Di non avere paura. Di avere fede nei propri mezzi. Di avere pazienza. Comunque gli esordienti non sono tutti uguali. La mia risposta è data a chi alla letteratura ci crede davvero.

Alcuni nomi di scrittori che stimi?

Sono tantissimi. Non vorrei tralasciarne nessuno. E se ti faccio la lista facciamo un'intervista fiume., e temo di annoiarti e annoiare i lettori. Alcuni li ammiro proprio. La cosa incredibile è che la letteratura non è affatto morta, nel senso che prosegue il proprio cammino con forza; non credo a chi si lamenta costantemente. E' cambiato il mondo e l'industria editoriale, però. Anche se oggi è molto più facile esordire. E però è anche vero che la maggior parte degli esordienti oggi ha il fiato corto.

A cosa hai intenzione di lavorare ora? E c'è qualcuno con il quale ti piacerebbe collaborare?

Sto lavorando a due progetti di cui non ti dirò niente. Mi devi scusare, Gisy.. Lo faccio solo per timidezza.... Collaborare? No. La mia letteratura è single... Ma non si sa mai.

C'è, se c'è una frase che vorresti dire a tutti?

Amatevi. Ma soprattutto amatemi. A parte gli scherzi, vorrei dire che io credo molto nel confronto, nel dialogo. Dunque, al posto di una frase, direi una sola parola: parliamone.



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